Apart, i lavoratori dello spettacolo e la riapertura cinema e teatri. Ad un anno dalla prima del film APART, parliamo più ampiamente di Stefano Covili, colonna portante dell’Associazione Culturale Apart, il primo di quattro articoli che parla di chi siamo.
Un anno è passato dalla storica prima nazionale di “APART” al cinema Raffaello di Modena, che ha visto la partecipazione di 400 persone tra il pubblico, posizionando quel giorno il film al 14° posto nazionale per incassi e rappresentando un trionfo per i lavoratori dello spettacolo che quella sera si sono sentiti partecipi del successo.
Pare un secolo fa, un altro mondo, un’altra epoca. Dagli immensi teatri ai Drive-in, dai cinema d’essai alle multi sale, un locale per spettacoli d’importanza fondamentale è sempre stato il cinema.
Lo stesso cinema che è sempre stato in grado di adattarsi ai tempi, modificando i modi, i mezzi, gli argomenti, a volte le mode, ma che è sempre rimasto indissolubilmente legato al “Grande” schermo.
L’attuale e forzato coma farmacologico lo “costringe” a sopravvivere dentro al piccolo schermo casalingo tramite piattaforme On Demand. Ci sta stretto, ma sopravvive. Ci sta stretto pure Stefano Covili, che in un cinema ci lavora. Il cinema, come la musica, fa parte integrante della sua vita, non solo perché gli ha dato un lavoro ma soprattutto perché del cinema ha una grande conoscenza e per il cinema nutre una grande passione.
Stefano, come testimonia l’articolo di Laura Solieri pubblicato sulla Gazzetta di Modena, è proiezionista, è (di nuovo) speaker radiofonico di Radio Antenna 1 ed è componente originale del direttivo dell’Associazione Culturale Apart, insieme a Silvia Bulgarelli, Luigia Rovito e Massimo Menchi. Il contributo di Stefano nella produzione dei due precedenti lungometraggi portati a termine dall’associazione (“A.R.”, 2017 e “APART”, 2019) e nel prossimo progetto cinematografico in corso di lavorazione, comincia abitualmente, insieme agli altri componenti del direttivo, con la partecipazione al lungo brainstorming che accompagna la fase di scrittura. Nella fasi successive Stefano ricopre il ruolo di aiuto regia e soprattutto si occupa del montaggio, a quattro mani insieme al regista Massimo Menchi.
Se il montaggio non è mai e poi mai una questione individuale, la sensibilità, la pazienza e le due mani di Stefano si sono rivelate preziose nell’assecondare, proporre, mettere in discussione le scelte che definiscono un film come prodotto finito. Testa calda del comitato per le sue tesi politiche provocatorie e la sua innata vocazione alla ribellione, Stefano Covili si è però ritrovato pienamente nello spirito profondo dell’Associazione, in cui la dialettica aperta tra posizioni diverse trova sempre una sublimazione nello scopo ultimo dell’Associazione che, come auspica lo stesso Stefano nell’articolo, resta quello di affermare che la cultura è un bisogno primario.